lunedì 21 dicembre 2015

ISOLA FERDINANDEA

L’ultima volta che l’isola Ferdinandea s’impose con forza all’orizzonte fu nel 1831. Isola fantasma. Isola che c’è e non c’è. Che appare e  scompare. Isola dalla storia misteriosa.
Erano i primi giorni di luglio di quel 1831: dal mare cominciò a salire un forte odore come di idrogeno solforato. Poi una colonna di fumo. Poi ancora le acque sembrarono ribollire. Una strana confusione e uno strano mix di elementi lì a trenta miglia dalla costa siciliana di Sciacca. Nessuno sapeva spiegarsene il motivo. Si sentirono persino dei boati. Forse un maremoto? Nessuno aveva idea che potesse trattarsi dell’isola Ferdinandea.
I marinai che si trovarono a passare da quelle parti videro una gran quantità di pesci galleggiare sulmare. Pesci morti. Mentre una colonna di fumo alta quindici metri pareva non voler esaurirsi mai. Strano fenomeno, insomma. Era come se il mare stesse per partorire. Era proprio come un parto. Tant’è che di lì a qualche giorno ci si accorse ch’era nata un’isola: l’isola Ferdinandea. Ma fu una vita breve. Dopo sei mesi il mare si riprese per intero quel che aveva donato alla terra.
Da allora –  dal 1831 – l’isola Ferdinandea se n’è stata quasi sempre sepolta sotto il mar Mediterraneo, a circa trenta chilometri a sud della Sicilia, non lontano dalla Tunisia. Solo due brevissime apparizioni: nel 1846 e nel 1863. Da allora, più nulla, in attesa che il mare – sotto la spinta del movimento sismico provocato dall’Etna –faccia di nuovo il piccolo miracolo. Gli scienziati dicono sia possibile. Si diceva addirittura che il 2003 poteva essere l’anno della riemersione. Ma così non è stato.
Dell’isola che non c’è se ne conoscono alla perfezione le coordinate: nel Canale di Sicilia, 36-10’ latitudine Nord e al 12-43’ longitudine Est. Se ne conoscono anche le dimensioni: ha una circonferenza di cinque chilometri. La sua punta si trova a soli sei metri sotto il livello del mare. Il suo problema, quello che la rende così fragile e la fa sparire di tanto in tanto è uno strato inferiore composto da  materiali simili alla sabbia. Insomma, è un’isola senza piedi.
Ad aumentare il fascino di questo lembo di terra c’è poi la storia dei nomi. Gliene furono dati bensette: Sciacca, Nertita, Corrao, Hotham, Giulia, Graham, Ferdinandea. Benché piccola e per la maggior parte del tempo inesistente, l’isola ha attirato su di sé le attenzioni e le mire di inglesi, francesi e italiani.
Già il 2 agosto del 1831 vi fu piantata sopra la bandiera britannica. Il capitano Senhouse fu incaricato da Sua Maestà di lasciare velocemente Malta per andare a mettere il vessillo inglese sulla terra emersa. Poi arrivarono anche i francesi: il geologo Constant Prevost scelse il nome “Julie” prendendo spunto dal mese di “nascita”. Per gli italiani, invece, era – ed è – l’isola Ferdinandea: il capitano Gualguarnera fu incaricato dai Borboni d’andare sull’isola, togliere la bandiera inglese senza tante gentilezze, e sostituirla con la propria. Per il nome: Ferdinandea in onore di Ferdinando I.
E per essere ancora più sicuri che se dovesse riemergere l’isola abbia i colori dell’Italia alcunisommozzatori siciliani si sono immersi e hanno piantato la bandiera verde-bianca-rossa.

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