Il forno Sora e dintorni
La storia del forno Galante ha inizio con Elvidio Galante, nato a Carnello di Sora nel 1885 (padre di Bernardo, Errico, Fortunata, etc.). La sua è una famiglia, per così dire, di “trasportatori”, in quanto i Galante hanno sempre posseduto cavalli e brecc’ per il trasporto di persone e beni di vario tipo, come ad esempio i cartoni della Cartiera De Caria, o la pasta del pastificio Pascarella, raggiungendo persino Pescasseroli.
Elvidio, appena quindicenne, è costretto ad imbarcarsi per l’America, seguendo milioni di suoi connazionali che fuggono dalla miseria e dalla fame in quel tormentato inizio di XX secolo, quando gli extracomunitari eravamo noi.
In America trova lavoro in uno "store", diremmo oggi un supermercato, nel reparto ortofrutticolo.
Lo riporta in Italia il devastante terremoto del 1915 che spazza via Avezzano e colpisce al cuore Sora ed Isola del Liri, non prima però che Elvidio riesca a portare oltreoceano tutti i suoi fratelli e diversi cugini. Tornato in Italia, Elvidio si trova a fare i conti con quella crisi da cui aveva cercato di fuggire. Cerca di riprendere l’attività di trasportatore, ma la crisi degli Anni ’20, con la chiusura della Cartiera De Caria, lo spinge alla ricerca di alternative per sé e la sua famiglia che nel frattempo ha messo su, sposando Rosetta Venditti.
E’ così che nel 1928 ottiene la licenza per il commercio di generi alimentari. In realtà, poche cose: pane, pasta che si vende sfusa a peso, salsa di pomodoro in barattolo, sarde, qualche spezia, alimenti essenziali, quei pochi che i clienti possono permettersi in quel periodo di crisi nera.
Agli inizi del 1940 Elvidio ottiene la licenza per la panificazione: era questa un’apposita licenza distinta da quella per il commercio dei generi alimentari che, come abbiamo visto, Elvidio già possedeva.
Parte così l’attività del Forno Galante. Bernardo Galante, che ci ha raccontato questa storia, ricorda che il primo fornaio fu un certo Pisani proveniente dalla contrada Pantano. Bisogna precisare che i Galante pur avendo panificato per oltre quarant’anni non avevano alcuna esperienza di panificazione, e si sono sempre affidati a fornai di mestiere, che assumevano e stipendiavano.
Per tutto il periodo bellico e fino a metà degli Anni ’50 il pane veniva prodotto con una unica “infornata” per una quantità pari a circa un quintale, un quintale e dieci. Tanto bastava per la distribuzione ristretta al territorio di Carnello e un paio di rivendite alimentari di Sora.
Alla fine degli Anni Cinquanta, con la ripresa economica ed il boom degli Anni ’60, il forno vive il momento di massima espansione produttiva, fino ad arrivare a tre - quattro infornate con quasi 4 quintali di pane cotto e venduto: non c’era mai sovrapproduzione e non si buttava nulla!!!
Nessun commento:
Posta un commento